Percorsi Psicologici
“Nell’impossibilità di poterci veder chiaro, almeno vediamo chiaramente le oscurità”.
Sigmund Freud
Per Athena, la psicologia è la scienza della consapevolezza e della comprensione dei comportamenti degli uomini e delle donne.
Come tutte le cose complesse, la consapevolezza spesso passa dall’oscurità, ovvero dall’impossibilità di capire chiaramente che cosa ci sta succedendo in un dato momento della nostra vita e di capire i motivi che ci fanno stare male.
Il disagio infatti è composto da sintomi ovvero da segnali; sintomo è una parola che deriva dal latino e vuol dire coincidenza.
Il malessere però non è solo un allarme che ci lancia la nostra mente per dirci che qualcosa non va, è anche un’opportunità per la persona di vederci chiaro (Quali sono le cause del mio dolore? Che cosa mi blocca? Perché non riesco a prendere quella decisione?) e di cambiare le condizioni che lo generano nella propria vita.
La psicologia offre strumenti alle persone, ai gruppi e alle comunità per fronteggiare la vita con lucidità e chiarezza, non subendola ma essendo protagonisti attivi delle proprie decisioni e delle proprie scelte e dove non è possibile (situazioni in cui siamo impotenti) di tollerare (resistere) a ciò che ci accade e di trasformarlo in un’occasione di crescita e arricchimento personale.
Il disagio psicologico può manifestarsi in vari modi, i sintomi più frequenti sono il panico, l’ansia, la depressione, le ossessioni e compulsioni, l’apatia, le fobie, ma anche in generale difficoltà a gestire la vita quotidiana (andare al lavoro, a scuola, instaurare relazioni affettive, sessuali o amicali).
In qualunque momento la persona può chiedere aiuto, a qualunque frequenza si presenti il sintomo, è un diritto di tutti star bene e migliorare sé stessi.
Lo psicologo non lavora solo sulla malattia, accompagna le persone anche con sofferenza lieve o che hanno voglia di conoscersi, capire delle cose di sé e intraprendere percorsi di crescita personale.
Ognuno di noi nel proprio percorso personale si trova ad attraversare alcuni passaggi fisiologici, che fanno parte del nostro processo di sviluppo. Le principali fasi del ciclo di vita corrispondono a quelli che la psicologa Eugenia Scabini definisce “eventi critici”: la formazione della coppia, la famiglia con i bambini, la loro adolescenza e la loro uscita dal nucleo familiare, infine l’età anziana. Il passaggio da una fase all’altra del ciclo di vita individuale e familiare è un evento critico. La famiglia per affrontarlo deve infatti riorganizzarsi al suo interno per modificare le modalità del suo funzionamento in base ai nuovi bisogni. La “crisi” non deve essere intesa sempre con un significato negativo, il vocabolo in realtà rimanda etimologicamente al concetto di scelta, al momento che separa una maniera di essere da un’altra precedente.
In cinese la parola crisi è composta da due ideogrammi: il primo “wei” significa problema, mentre il secondo “ji” significa opportunità. Anche nella nostra lingua l’etimologia della parola crisi suggerisce un significato positivo: essa infatti contiene un aspetto vitale che è quello della separazione, ed un aspetto di crescita, ossia quello della scelta. La parola crisi non rimanda pertanto a un evento totalmente negativo, bensì un momento di transizione che può essere anche opportunità di crescita: indica un’evoluzione, un cambiamento.
Nei passaggi del ciclo di vita la crisi sarà quindi positiva se consente la crescita psicologica e sociale dei membri; negativa se la famiglia non riesce ad organizzarsi e si blocca o manifesta disagio.
Ed in questi momenti è importante che la famiglia impari ad affrontare i propri conflitti o blocchi. È utile vedere questo conflitto come qualcosa che può accadere in questi passaggi e non come qualcosa da negare o tenere nascosto. Per far in modo che il cambiamento avvenga, può essere utile ricevere strumenti per comprendere ed affrontare questi cambiamenti fisiologici, per facilitare una crescita positiva della famiglia ed evitare lo svilupparsi di situazioni di disagio e/o disfunzionali.
In Athena: Città della psicologia, la difficoltà delle persone, in qualsiasi forma si manifesti, può trovare accoglienza e può essere affidata alla professionalità di diversi terapeuti qualificati, ciascuno con la propria formazione e inquadramento teorico, cui corrispondono specifici strumenti di intervento.
I NOSTRI SERVIZI
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Trattamento dei problemi psicologici, emozionali e relazionali, che ha l’obiettivo di portare la persona ad un cambiamento tale da alleviare la sofferenza emotiva e permetterle di vivere meglio
Percorso di supporto nell’affrontare uno specifico momento di crisi personale e/o esistenziale. Mira al raggiungimento di uno stato di benessere, agendo sulle risorse e i punti di forza della persona
Intervento di accompagnamento ai genitori che vivono un momento di difficoltà nel proprio ruolo e con i figli. Ha lo scopo di comprendere e migliorare la relazione con i figli, gli stili educativi e comunicativi in famiglia, per favorire un maggior benessere dell’intero nucleo familiare
Iter di valutazione che prevede l’utilizzo di test standardizzati, volto ad acquisire informazioni circa la sintomatologia presentata dalla persona e le sue caratteristiche di personalità. Intervento propedeutico all’avvio di un percorso di psicoterapia
Percorsi di sostegno volti alla comprensione e al superamento delle problematiche emotive, comportamentali e/o scolastiche in età evolutiva
Percorsi mirati rivolti sia all’invecchiamento sano, con una serie di proposte che hanno lo scopo di mantenere e migliorare la qualità della vita dell’anziano, sia dell’invecchiamento patologico – demenza di Alzheimer, da Corpi di Lewy, Frontotemporale e Vascolare ed altri tipi di demenze -, con attività di tipo riabilitativo che hanno l’obiettivo di mantenere il più possibile le abilità residue dell’anziano
Metodo psicoterapeutico strutturato che facilita il trattamento di diverse psicopatologie e problemi legati sia ad eventi traumatici – ad esempio aggressioni, abusi, incidenti, catastrofi naturali, violenze fisiche o psicologiche, ecc…- sia a situazioni che presentano altri tipi di problematiche più comuni – ad esempio, le fobie e i disturbi di ansia, i lutti, la bassa autostima, ecc…
AREE D’INTERVENTO PER FASCE D’ETA’
ADULTO
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L’apprezzamento di sé stessi e il riconoscimento del proprio valore personale sono due ingredienti fondamentali per condurre una vita sociale, lavorativa e affettiva soddisfacente. Nella vita delle persone, si tratta di due aspetti importanti che, se non presenti in una quota sufficientemente alta, possono comportare forti ostacoli decisionali e un grande senso di inadeguatezza personale.
È caratterizzato da idee di grandiosità, costante bisogno di ammirazione e mancanza di empatia. L’atteggiamento dominante del narcisista è di difesa da potenziali ferite al proprio valore alle quali si reagisce con senso di superiorità, arroganza e disprezzo, non prendendosi quasi mai la responsabilità delle proprie azioni.
Amare un narcisista toglie la stabilità e la serenità. La coppia è asimmetrica e caratterizzata da un continuo altalenare, fatto di abbandoni e ritorni, di silenzi punitivi e sparizioni, di riconquiste e false promesse, di bugie, fino ad arrivare a forme di manipolazione psicologica per creare continui dubbi nella mente del partner. Nonostante la sofferenza, non sempre è facile interrompere questo tipo di relazioni; spesso per uscirne bisogna trovare la forza per farlo e soprattutto comprendere il perché ci si è entrati.
Con il termine ansia si indica un complesso di reazioni cognitive, comportamentali e fisiologiche che si manifestano in seguito alla percezione di uno stimolo ritenuto minaccioso e nei cui confronti non ci riteniamo sufficientemente capaci di reagire.
L’ansia di per sé è un fenomeno normale, si tratta di un’emozione di base, che comporta uno stato di attivazione dell’organismo quando una situazione viene percepita soggettivamente come pericolosa. Spesso però accade di sperimentare un’alterazione persistente, anche in assenza di un potenziale pericolo, per cui ci si trova a vivere un’angoscia che permane nel tempo. L’ansia si può manifestare con sintomi cognitivi – ad esempio un senso di vuoto mentale, un senso crescente di allarme, l’induzione di immagini, ricordi e pensieri negativi, la sensazione marcata di essere osservati e di essere al centro dell’attenzione altrui- sintomi comportamentali – ad esempio la tendenza all’esplorazione dell’ambiente, la ricerca di vie di fuga, l’evitamento della situazione temuta, il farsi accompagnare da qualcuno – e sintomi fisici – ad esempio tensione, tremore, sudore, palpitazione, aumento della frequenza cardiaca, vertigini.
La depressione è un disturbo dell’umore molto diffuso, ne soffrono circa 15 persone su 100. Chi ne soffre ha un umore depresso per la maggior parte del giorno e per più giorni di seguito e non riesce più a provare interesse e piacere nelle attività che prima lo facevano stare bene.
La persona si sente giù, irritabile, stanco, ha pensieri negativi, e spesso sente la vita come dolorosa e senza senso, non ritiene di avere le risorse per cambiarla e si sente impotente. Espressioni sintomatiche possono essere: mancanza di energie, insonnia, eccessiva sonnolenza, perdita dell’appetito e/o dell’attenzione, tristezza eccessiva.
Le persone affette da Disturbi del Comportamento Alimentare presentano un’eccessiva preoccupazione per le forme del corpo, abitudini alimentari disfunzionali, talvolta associate a comportamenti di controllo del peso quali vomito autoindotto, uso di lassativi, eccessiva attività fisica.
I principali Disturbi del Comportamento Alimentare sono:
- Anoressia Nervosa: restrizione nell’assunzione di calorie che porta ad un calo significativo del peso, paura intensa di ingrassare, alterazione del modo in cui viene vissuto il peso e la forma del corpo
- Bulimia Nervosa: episodi di abbuffate alternate a condotte compensatorie utili a prevenire l’aumento di peso (attività fisica eccessiva, vomito autoindotto, uso di lassativi o diuretici, digiuno)
- Disturbo da Alimentazione Incontrollata: ricorrenti abbuffate non accompagnate dalla messa in atto sistematica di condotte compensatorie
- Alcune persone, pur non rientrando in una specifica patologia alimentare, presentano la cosiddetta “fame emotiva”, tendono cioè ad utilizzare il cibo quale strategia disfunzionale di regolazione dei propri stati emotivi
Nel corso della vita può capitare di vivere eventi fortemente stressanti che, in alcuni casi, possono rappresentare un vero e proprio trauma (es. maltrattamenti, incidenti, disastri naturali, violenze fisiche e/o psicologiche, separazioni, lutti, ecc…) Queste esperienze possono comportare un’importante difficoltà da parte del soggetto di trovare una rappresentazione confortante e capace di contrastare la negatività degli eventi avversi. Questa difficoltà psichico-affettiva può innescare una sofferenza psicologica intensa, sentimenti negativi verso sé stesso e gli altri.
La depressione post partum (DPP) o depressione puerperale è un disturbo che colpisce, con diversi livelli di gravità, dal 7 al 12% delle neomamme. La donna si sente triste senza motivo, irritabile, facile al pianto, non all’altezza nei confronti degli impegni che la attendono. Inoltre, un sentimento ricorrente tra le neomamme che affrontano questo problema è la vergogna mista a senso di colpa. La paura di essere considerate delle madri inadeguate, alimentata da aspettative poco realistiche, può portare le donne a sentirsi colpevoli e ad essere poco inclini a cercare aiuto, dimenticando che occorre tempo per adattarsi alla maternità.
Al fine di incrementare lo sviluppo del benessere e della propria salute, possono essere utilizzate delle competenze tutte umane utili a gestire in maniera consapevole il proprio stato di salute. La pratica meditativa della mindfulness è uno strumento efficace per allenare la mente a essere presente nel “qui e ora” e per focalizzare attenzione a ciò che sta accadendo in tempo reale. Questa pratica consente ai soggetti di riscontrare effetti benefici sui propri livelli attentivi, sulla creatività e sul proprio pensiero critico, andando, in ultima analisi a migliorare l’equilibrio emotivo e la socializzazione.
La soddisfazione lavorativa è strettamente collegata al benessere psicofisico. La sindrome da disagio lavorativo si manifesta in genere con sintomi ansioso depressivi e disturbi dell’adattamento o psicosomatici (insonnia, colite, debolezza, disturbi fisici, ecc.). A volte le conseguenze ricadono anche sulle relazioni interpersonali e sulla vita sociale.
Il disagio lavorativo ha tra le sue conseguenze: scarsa efficacia ed efficienza, bassa produttività, comunicazione insoddisfacente, clima ostile all’interno del posto di lavoro. Le forme più comuni di disagio lavorativo sono: insoddisfazione, stress lavoro correlato, burn out (è un disagio psicologico caratterizzato da esaurimento emotivo, sensazione di essere in continua tensione, rifiuto nei confronti dell’utenza, distacco, scarso coinvolgimento, cinismo e ridotta realizzazione personale, ci si sente inefficienti sul lavoro) e mobbing (essere vittima di comportamenti violenti – abusi psicologici, demansionamento, umiliazioni, maldicenze, ecc.- messi in atto da uno o più individui nei confronti di un’altra persona).
Ostacoli che interferiscono con la naturalezza del processo della risposta sessuale, inficiando la qualità della soddisfazione sessuale.
Le disfunzioni sessuali tipiche del genere femminile sono: disturbo del desiderio sessuale e dell’eccitazione sessuale, disturbo dell’orgasmo femminile, disturbo del dolore genito-pelvico e della penetrazione (vaginismo).
Le disfunzioni sessuali che riguardano il genere maschile sono: disturbo del desiderio sessuale, un’inibizione del desiderio, disturbo erettile, una difficoltà di erezione che può anche sfociare nell’impossibilità completa di avere un’erezione (impotenza sessuale), eiaculazione precoce, eiaculazione ritardata.
COPPIA-FAMIGLIA
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Il percorso di crescita dei figli include passaggi critici articolati in momenti difficili di confronto e soluzione di problematiche complesse per cui diventa necessaria la possibilità di avvalersi di uno spazio d’ascolto votato alla riflessione e all’aiuto. Uno spazio pensato per quei genitori che necessitano di strumenti per gestire il conflitto con i figli, migliorare la comunicazione o desiderano accedere alla comprensione, al sostegno della loro funzione genitoriale e beneficiare di coordinate mirate all’identificazione delle strategie più efficaci e costruttive, orientate alla risposta dei bisogni educativi e affettivi dei figli.
La crisi di coppia non è mai determinata da un solo evento, in genere si tratta di una combinazione di fattori e ha come tratto distintivo il protrarsi nel tempo.
Ci può essere un evento scatenante più o meno destabilizzante, come per esempio la scoperta di un tradimento, ma generalmente si parla di crisi di coppia quando i partner vivono un malessere che dura nel tempo e, nonostante il desiderio di cambiamento, i tentativi di risolvere i problemi non hanno dato esito positivo o, addirittura, si sono trasformati in dinamiche ripetitive che alimentano il problema anziché risolverlo. La consapevolezza della disfunzionalità della relazione è accompagnata da uno stato di disagio, di pesantezza del clima relazionale e dalla sensazione di impotenza.
L’inter-dipendenza è connaturata all’essere umano e può essere impiegata per la costruzione di un legame duraturo e virtuoso tra due persone, a prescindere dalla natura del legame. Quando invece il grado di dipendenza si colora di note assolute e pervasive, il legame si sposta su un versante problematico, rendendo la relazione tossica e fortemente sbilanciata. Può succedere di scoprirsi fortemente dipendenti dall’opinione del partner, sentirsi perso/a senza di lui o lei, subire maltrattamenti fisici e psicologici, ma non riuscire a lasciare. Può diventare estremamente difficile chiudere una relazione, superare l’abbandono del partner e sentire di andare bene e di poter stare soli.
BAMBINI E ADOLESCENTI
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Il percorso scolastico può essere non solo impegnativo ma anche faticoso quando emergono sia difficoltà nei confronti dello studio sia ad organizzare il tempo. Il punto di partenza è assegnare un valore alla ridefinizione della crisi e dell’insuccesso scolastico: entrambe vanno considerate importanti occasioni per affrontare nuovi apprendimenti fondamentali nella vita scolastica e non, come acquisire gli strumenti per rafforzare l’autostima, la motivazione allo studio, la gestione delle emozioni, la consapevolezza sui propri limiti e dare un grande slancio alle proprie risorse.
Gli studenti si possono trovare dubbiosi e scoraggiati di fronte alle numerose opportunità con le quali si confrontano al mondo d’oggi per proseguire il proprio percorso scolastico o accademico. In questi casi, il ruolo attivo dell’individuo nella scelta del suo percorso di studi, si rivela un passo fondamentale per essere protagonista del proprio futuro. Diventa importante per lo studente stesso riconoscere le proprie potenzialità e propri aspetti critici, aprendo le porte ad una riflessione su sè stesso, sulle proprie capacità, sullo sviluppo di nuove risorse e prefigurarsi adeguatamente il proprio futuro.
La dimensione affettivo-emotiva è un aspetto irrinunciabile per lo sviluppo dell’individuo, tanto per i bambini quanto per gli adolescenti. Pensare, esprimere e modulare le emozioni e i sentimenti è una competenza che si acquisisce col tempo e, quando ben sviluppata a articolata, consente ai soggetti di crescere in maniera armoniosa. A volte però, per tutta una serie di fattori, ci sono degli eventi della vita che mettono a dura prova questa capacità e, in concomitanza dei quali possono emergere delle difficoltà che si esprimono in alterazioni che riguardano il tono dell’umore, le relazioni e i comportamenti. Possiamo osservare ad esempio difficoltà nel contenere la rabbia, nel costruire relazioni positive con i pari, nel rapportarsi con gli adulti, con le regole e con i limiti.
ANZIANO
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L’avanzamento dell’età è un processo naturale contraddistinto da cambiamenti fisiologici cui corrisponde una riduzione dell’efficienza del funzionamento mentale nella quotidianità. Scegliere di adottare uno stile di vita piuttosto che un altro, può essere determinante per rallentare gli aspetti di decadimento intellettivo e fisico con possibili ricadute sui legami sociali.
Il buon funzionamento cognitivo di un soggetto adulto può essere esaminato andando ad indagare specifiche funzioni quali l’attenzione, il linguaggio, la memoria, le abilità visuo spaziali (quelle che ci consentono di individuare e stimare i rapporti spaziali che intercorrono tra l’individuo e gli oggetti, tra gli oggetti stessi e di percepire l’orientamento degli stimoli visivi in cui ci imbattiamo. L’importanza di queste abilità è data dal fatto che ci permettono di interagire con il mondo che ci circonda in una modalità spazialmente corretta, di spostarci e relazionarci con gli altri e con gli oggetti), le competenze prassiche (quelle che ci permettono di compiere correttamente gesti coordinati e diretti a un determinato scopo), le funzioni esecutive (si intendono quelle capacità che entrano in gioco in situazioni o compiti nuovi, in cui l’utilizzo di abilità di routine non è sufficiente per la buona riuscita. Ad esempio la pianificazione, la creazione di strategie, il problem solving). Le alterazioni del loro funzionamento finirebbero per avere una ricaduta sulla quotidianità. Qualora emergessero dei punti deboli o delle fragilità, grazie alla valutazione si potranno pianificare percorsi di potenziamento ad hoc.
La memoria è un sistema della mente che permette di acquisire le informazioni dell’ambiente circostante, conservarle nel tempo e poterle recuperare al momento opportuno. Ci sono meccanismi del sistema della memoria che col tempo “arrugginiscono” e che possono ostacolare il benessere psicologico, depotenziare l’autonomia, le abilità connesse come l’apprendimento di nuove informazioni, come pure una buona integrazione nel tessuto sociale contemporaneo. Allenare i meccanismi della memoria con dei percorsi specifici consente di prevenire tutti gli aspetti negativi che porta con sé un decadimento cognitivo.
La qualità della relazione tra i diversi membri della famiglia si rivela fondamentale, poiché diventa un importante fattore protettivo contro l’insorgenza del bornout. Tale processo si manifesta attraverso un lento logoramento psico-fisico, che può ricadere sui familiari che si prendono cura di un soggetto con una parziale autonomia e allo stesso tempo foriero di dinamiche intra-familiari poco costruttive, sia sul piano personale sia su quello inter-personale. Nel caso in cui compaiano queste difficoltà è importante cercare di alleviare il carico emotivo, cercare strategie e opportunità per affrontare la difficoltà e le emozioni connesse alla gestione e promuovere così un clima positivo in grado di sviluppare e potenziare una molteplicità di risorse.